Ripensare mezzi e fini della scuola a partire dall’ IA.
L’IA è entrata nella scuola del primo e del secondo ciclo.
Di fronte a questa realtà, la scuola può restringersi in difesa delle forme tradizionali di apprendimento, riducendosi a svolgere un compito di controllo “poliziesco” sugli strumenti adottati dagli studenti. Oppure può accogliere la sfida tecnologica e ripensare la propria missione. Se c’è un’attività che può essere trasformata dall’introduzione dell’IA, questa è l’educazione scolastica. Non si tratta solo di introdurre qualche nozione di prompt engineering, ma di ridiscutere la circolarità tra i mezzi e le finalità della formazione.
Chiarire preliminarmente questo obiettivo permette di riformulare il patto formativo, dichiarando la natura strumentale ed emancipatoria dell’IA, così come di qualsiasi altra tecnologia. Inoltre, permette di affrontare le materie di insegnamento non come un insieme di nozioni da acquisire, ma come campi di prova in cui sviluppare capacità emancipative secondo le proprie inclinazioni.
Per calare il discorso nella concretezza di un contesto scolastico realmente esistente, il presente progetto prevede la sperimentazione in 10 classi di cinque Istituti torinesi. Si tratta di un modello formativo composto da otto moduli, ciascuno della durata di due ore. Questa iniziativa non solo introdurrà novità negli strumenti e nelle strategie, con un impatto diretto sull’apprendimento, ma metterà in discussione la finalità stessa dell’apprendere.
L’obiettivo è limitare le condizioni di obbligo per incentivare il desiderio di conoscere.